PSICOLOGIA E VIDEOGAMES: PERCHE’ PIACCIONO TANTO?
Sono anni ormai che i videogiochi sono diventati una richiesta sempre più frequente da parte dei bambini e ragazzi come regali per compleanni o altre tappe importanti (successi a scuola, Cresima, ecc.). Ma perché piacciono così tanto?
Pensiamo ai giochi d’azione, in particolare agli “shooters” o “sparatutto”, in voga da molti anni. La ricetta del successo sta nell’interfaccia colorata, dinamica, accattivante e nel grado di interattività del gioco. Altre componenti favorevoli sono i feedback immediati di successo o insuccesso, che permettono all’utente di comprendere se le sue mosse sono efficaci o se deve cambiare tattica. Inoltre questo genere di videogames sono completamente basati su sfide e confronti con altri giocatori reali (amici e/o sconosciuti di ogni parte del mondo) o virtuali. Per uscirne vincitore è importante dimostrarsi rapidi nelle mosse e strategici rispetto all’avversario. Per i giovani, però, il videogioco ha acquisito anche una valenza sociale, in quanto è divenuto argomento di conversazione tra pari e chi non lo conosce rischia di sentirsi escluso. Senza considerare che a volte sono gli adulti ad amare questi giochi e condividono tale passione con i propri figli o amici.
Considerate tutte le caratteristiche sopraelencate e le numerose ricerche in letteratura, si può evincere che i videogames hanno degli effetti positivi, come per esempio il fatto che favoriscono l’attenzione selettiva visuo-spaziale agli stimoli presentati, l’integrazione multisensoriale (ad esempio, Momi e colleghi, 2018) e la flessibilità cognitiva (ad esempio, Green, Sugarman e Bavelier, 2012). Ciononostante presentano anche documentati effetti negativi, primo tra tutti le frequenti e correlate cadute in ambito scolastico (Anderson & Dill, 2000; Paschke, Green, & Gentile, 2001). In un prossimo articolo prenderemo in considerazione più nello specifico gli effetti positivi e negativi dei videogiochi, compresi quelli che riguardano la sfera socio-emotiva.
Un genitore mi chiede se i videogiochi di guerra favoriscono una banalizzazione ed incitamento alla violenza oppure un altro mi riferisce come durante l’ultima vacanza a Jesolo, i suoi due figli (un maschio ed una femmina, rispettivamente di 15 e 12 anni) siano stati sempre in camera (e non in spiaggia) con videogiochi e cellulari. E’ positivo? Cosa poter fare?
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