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ADHD adulti e TIKTOK

Il mondo dei social network ci ha dato la possibilità di condividere praticamente qualsiasi aspetto delle nostre vite quotidiane. In particolare, sul social TikTok di recente hanno assunto una certa popolarità i video di “autodiagnosi” di ADHD, per un soggetto adulto,  come emerso dall’articolo della Repubblica (la visione dell’articolo integrale è disponibile solo agli abbonati del quotidiano). Ma cosa è l ’ADHD?

L’ADHD è un disturbo da deficit di attenzione/iperattività che interessa circa il 2,8% della popolazione italiana. Si tratta di un disturbo del neuro-sviluppo con esordio nell’età pediatrica, che però non si esaurisce a 18 anni. La sintomatologia dell’ADHD infatti interessa anche l’età adulta, sebbene i sintomi possono differire rispetto a quelli esperiti nell’età dello sviluppo. Infatti, con il tempo e l’età, l’iperattività tende a scomparire mentre tende a mantenersi la disattenzione.

Tornando al discorso delle autodiagnosi, è importante tenere in considerazione alcuni aspetti. Innanzittutto, risulta evidente come chi visualizza questi video tende a rivedersi facilmente nella diagnosi. In determinati momenti della propria vita, infatti, chiunque può sentirsi più o meno distratto. Alcune persone, inoltre, potrebbero essere tendenzialmente distratte come caratteristica personale.
E’ importante quindi tenere a mente l’esistenza del cosidetto “effetto Forer”: un qualsiasi individuo, se posto di fronte ad un qualsiasi profilo che crede possa riferirsi a se stesso, tenderà ad immedesimarsi in esso ritenendolo preciso e accurato. Questo effetto si verifica in quanto la persona non si rende conto che quel profilo è una descrizione vaga e generica, e quindi adattabile a un numero molto ampio di persone 

I video di autodiagnosi di ADHD presentano in genere dei quadri molto generali e vaghi che possono trarre in inganno. Ma come possiamo distinguere un disturbo da disattenzione/iperattività dalla semplice distrazione?
Secondo i manuali diagnostici per l’adulto, per fare una diagnosi di Adhd devono essere presenti più sintomi insieme, che vanno dalla disattenzione, alla irrequietezza, all’impulsività“, spiega Alberto Siracusano, professore ordinario di Psichiatria all’università di Roma Torvergata e direttore dell’Unità operativa complessa di Psichiatra del policlinico dell’ateneo. Quindi, per fare una diagnosi, non basta un solo sintomo. Altresì, è importante valutare il funzionamento comportamentale della persona. La presenza di ADHD, infatti, spesso compromette la qualità della vita quotidiana. Questo e altri aspetti risultano determinanti nel processo diagnostico. Se sei un adulto ed hai il dubbio di esser ADHD e che la tua vita sociale o lavorativa è ostacolata da questo, nel nostro centro puoi trovare una diagnosi, anche a distanza! Clicca qui per contattarci.

E qualora si trattasse proprio del deficit di attenzione/iperattività, che si fa? Se questo disturbo viene diagnosticato, tramite prove specifiche e il giudizio di un esperto, allora si aprono diversi scenari (sulla base delle caratteristiche del disturbo e del suo grado di gravità). Esistono infatti diversi strumenti consolidati per l’intervento: dalle terapie psicologiche (soprattutto psico-educative) fino all’uso di farmaci (nei casi più gravi). In conclusione, nonostante l’allarmismo instaurato da questi filmati, possiamo avere anche un effetto positivo legato alla loro diffusione. L’ADHD è infatti un disturbo che a volte tende a non essere diagnosticato (i motivi possono essere diversi, come per esempio la presenza di sintomi molto sfumati e quasi impercettibili, oppure la sottovalutazione da parte della famiglie e dei pediatri di segnali evidenti). Questi video quindi, per quanto fuorvianti, hanno portato sullo schermo di tutti questa condizione contribuendo a diffonderne la conoscenza, soprattutto nella popolazione adulta. E’ però bene ricordare che è necessario affidarsi agli esperti del settore per ricevere una diagnosi, in quanto autodiagnosi erronee possono comportare sofferenze “inutili” (legate per lo più alle idee riguardanti la diagnosi piuttosto che ai sintomi veri e propri).

 

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articolo a cura di Ramona Daniela Ciumau e Mario Zerilli

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