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ALCOL, GRAVIDANZA E CERVELLO: quanto si può bere?

È importante riflettere su come il periodo di gestazione possa determinare alcune delle caratteristiche del nascituro. Sono molti i ricercatori che si occupano di studiare le relazioni tra eventi di vita e sintomi materni durante la gravidanza (sopravvivenza ad eventi traumatici, lutti, stress, ma anche abitudini alimentali della madre, etc.) ed eventuali ripercussioni sul bambino alla nascita. Tra le più studiate vi è la sindrome alcolico-fetale (detta FAS) poiché può causare numerosi deficit nel bambino.

La FAS è infatti una grave patologia del neonato che si manifesta quando la madre assume alcolici durante la gravidanza. Infatti il feto, non essendo in grado di metabolizzare l’alcol come un adulto, viene esposto più a lungo agli effetti nocivi dell’alcol, che causano a loro volta delle disfunzioni a livello fisico e cerebrale. Questa malattia, infatti, correla con numerosi sintomi nel bambino, tra cui possibili difficoltà di apprendimento, di memoria, di attenzione, di coordinazione motoria e di regolazione emotiva. Tuttavia, l’assunzione di alcol in gravidanza può causare anche deficit più gravi, quali disabilità intellettiva, anomali facciali, etc. La gravità dei sintomi manifesti dipende dalla quantità di alcol assunto dalla madre, dal grado alcolico delle bevande ingerite e dal periodo di gestazione in cui ciò avviene. I quadri di disabilità maggiori sono conseguenza di significative assunzioni precoci (ovvero nel primo trimestre di gravidanza) di bevande a tasso alcolemico.

In uno studio pubblicato nel Journal of Neuroscience (Lebel et al., 2012) i ricercatori hanno indagato i cambiamenti maturativi  di volume della corteccia cerebrale in bambini e ragazzi che sono stati esposti all’alcol prenatale e soggetti di controllo (ovvero bambini non esposti prematuramente all’alcol ingerito dalla madre) attraverso l’uso della risonanza magnetica strutturale. Questo lavoro ha dimostrato un danno ai processi maturativi con un minor volume della corteccia parietale e minor plasticità cerebrale nelle medesime aree nei bambini che erano stati esposti pesantemente all’assunzione di alcolici in fase prenatale, sebbene le traiettorie evolutive possano variare da soggetto a soggetto nel corso dello sviluppo. Queste variazioni rispetto ai bambini di controllo sono associate a una minor intelligenza e una peggior morfologia facciale. Tuttavia, è necessario tener presente che il quadro clinico potrà essere peggiore se accompagnato da  successive esperienze infantili disfunzionali. Lo studio individuava come inizio dell’area critica,  l’assunzione di 13 unità alcoliche alla settimana, ovvero l’equivalente di due bicchieri di vino al giorno, una quantità come possiamo supporre a volte socialmente accettata!

Figure 5. Correlations between annualized rates of cortical change and IQ or PAE for each trimester were significant in several regions, primarily in posterior and temporal cortices. In most cases, higher IQ and smaller amounts of PAE were associated with larger volume decreases between scans. Data from selected regions are shown as examples.

Uno studio italiano (Fiorentino et al., 2006) ha riportato come ben il 33% dei bambini partecipanti allo studio presentassero altezza e peso scarsi, circonferenza cranica ridotta e difficoltà di apprendimento e comportamento, alcuni dei sintomi tipico del FAS. Anche a riscontro di questi dati rilevanti, si consiglia l’astinenza dall’assunzione di alcol per le donne in gravidanza. La diffusione di questo pericoloso comportamento in Italia è confermato da un altro  studio trasversale eseguita dal nostro gruppo a Roma nel 2003. Le abitudini sono state indagate in 122 donne incinte da una intervista semi-strutturata: il 62,1% delle donne usava di bere alcolici prima della gravidanza, e il 52,6% durante la gravidanza; così, solo il 10% delle donne ha smesso di bere alcolici durante la gravidanza. Mentre il 68,4% delle donne ha ridotto o smesso di fumare, solo il 21,5% ha ridotto o smesso di bere alcolici. L’11,7% delle donne incinte in studio ha dichiarato di  bere più di 7 drink a settimana. Inoltre, due donne avevano  iniziato a bere alcolici durante la gravidanza, probabilmente perché le idee popolari sulla sicurezza e anche l’utilità di un moderato consumo di alcol durante la gravidanza sono ancora diffuse in Italia dove, diversi anni fa, il consumo di birra era considerato un’esaltazione dell’allattamento da persone comuni, e questa idea è ancora presente, soprattutto in persone poco istruite.

Della stessa opinione è l’Istituto Superiore di Sanità che comunica come la prevenzione sia il miglior modo per evitare ripercussioni fisiche e psicologiche nel nascituro legate al FAS. La miglior cura quindi è la riduzione significativa dell’assunzione di alcolici in gravidanza o, meglio, l’astinenza. Inoltre, è importante specificare che determinate disfunzioni fisiche o sintomi psico-neurologici non sono legati esclusivamente all’assunzione di bevande superalcoliche, ma possono risultare pericolose anche sostanze a tasso alcolemico inferiore (ad esempio, birra e vino).

La FAS tuttavia non è l’unica causa di disturbi dell’apprendimento e del comportamento. Altri fattori di rischio, ovvero condizioni che predispongono il bambino al verificarsi di un quadro di difficoltà in questi ambiti, sono: familiarità per disturbi evolutivi, ritardo di linguaggio, frequenti ospedalizzazioni e anestesie nei primi 4 anni di vita, nascita prematura, etc.

Per concludere, un messaggio per le future mamme: evitare assunzioni alcoliche è uno dei primi gesti di amore e protezione del figlio che nascerà.

L’Istituto Superiore della Sanità ha lanciato nel 2015 una campagna che raccomanda alle donne in gravidanza di astenersi dall’alcol attraverso dieci punti:

– consumare bevande alcoliche in gravidanza aumenta il rischio di danni alla salute del bambino
– durante la gravidanza non esistono quantità di alcol che possano essere considerate sicure o prive di rischio per il feto
– il consumo di qualunque bevanda alcolica in gravidanza nuoce al feto senza differenze di tipo o gradazione
– l’alcol è una sostanza tossica in grado di passare la placenta e raggiungere il feto alle stesse concentrazioni di quelle della madre
– il feto non ha la capacità di metabolizzare l’alcol che quindi nuoce direttamente alle cellule cerebrali e ai tessuti degli organi in formazione
– l’alcol nuoce al feto soprattutto durante le prime settimane e nell’ultimo trimestre di gravidanza
– se si pianifica una gravidanza è opportuno non bere alcolici e si è già in gravidanza è opportuno interromperne l’assunzione sino alla nascita
– è opportuno non consumare bevande alcoliche durante l’allattamento
– i danni causati dall’esposizione prenatale dall’alcol, e conseguentemente manifestati nel bambino, sono irreversibili e non curabili
– si possono prevenire i danni e i difetti al bambino causati dal consumo di alcol in gravidanza, evitando di consumare bevande alcoliche

La campagna è concentrata sull’uso dei social network, primo tra tutti Facebook con la pagina Too young to drink

Gli studi scientifici citati li leggete qua: 1 e

Per saperne di più, contattaci.

 

Articolo a cura di Roberta Zonta e Mario Zerilli

 

Photo by Cassidy Rowell on Unsplash

Photo by Matheus Frade on Unsplash

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