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Apnee del sonno e memoria

In questi giorni un articolo sul  maggiore quotidiano riporta notizie su come le apnee notturne o del sonno (Osas) possano influenzare la nostra memoria e le nostre funzioni cognitive. Possono co-determinare un decadimento cognitivo. Cosa sono le apnee? Sono una  condizione caratterizzata da pause nella respirazione durante il sonno, dovute all’ostruzione parziale o totale delle prime vie aeree. Nel caso  meno grave si determina ipopnea, cioè ridotto passaggio del flusso dell’aria nelle vie aeree, nel caso più grave  apnea, cioè la sospensione temporanea dei movimenti respiratori e l’interruzione completa del flusso aereo, per un tempo superiore ai 15 secondi.

L’articolo è sul Corriere della Sera ed  evidenzia un’associazione tra l’apnea notturna e problemi di memoria e organizzazione del pensiero. Tuttavia, non è stato stabilito se l’apnea notturna sia la causa diretta del declino cognitivo. Le apnee notturne sono episodi ripetuti di ostruzione delle vie aeree superiori durante il sonno, riducendo l’apporto di ossigeno e causando micro-risvegli. Circa un adulto su quattro ne soffre, prevalentemente uomini ma anche donne, soprattutto dopo la menopausa. Queste apnee possono durare da 10 a 30 secondi e causare russamento e disturbi come mal di testa e deficit di attenzione. Lo studio coinvolge 4.257 persone che hanno completato un questionario sulla qualità del sonno e problemi cognitivi. 1.079 partecipanti riportano sintomi di apnea notturna, dei quali il 33% segnala problemi di memoria o organizzazione del pensiero. Dopo aver considerato altri fattori, i ricercatori hanno riscontrato che chi soffre di apnea ha circa il 50% in più di probabilità di avere problemi cognitivi rispetto a chi non ne soffre. Gli autori sottolineano l’importanza dello screening precoce per facilitare l’accesso alle terapie.  Le terapie possono includere la perdita di peso, il cambiamento di posizione durante il sonno, o l’uso di dispositivi come la CPAP (ventilazione meccanica a pressione positiva continua). Tuttavia, il trattamento dipende dalla gravità del disturbo e richiede la prescrizione e il monitoraggio da parte di un medico.

Scoprire il disturbo permette un accesso più rapido alle terapie. In chi è sovrappeso e ha una sindrome di grado lieve può bastare dimagrire: circa il 10 per cento dei chili persi contribuisce direttamente alla riduzione del grasso attorno alle vie aeree, tanto che possono bastare 5 chili in meno per poter portare una camicia con un colletto più stretto. In circa un caso su due le apnee dipendono dalla posizione supina e sono di grado lieve-moderato: in questi pazienti dormire in posizione laterale può essere risolutivo e i metodi per «costringerli» sono tanti, da quelli artigianali (cucire una tasca nella parte posteriore del pigiama in cui inserire una o più palline da tennis, indossare uno zainetto rigido, utilizzare un cuscino che consenta di stare solo sul fianco e così via) a quelli più nuovi, come gli stimolatori che trasmettono una vibrazione disturbante a collo e torace quando ci si mette supini. Tuttavia il trattamento più diffuso ed efficace è la ventilazione meccanica a pressione positiva continua, la cosiddetta CPAP, che «spinge» aria in modo da evitare che le vie aeree collassino. Questa va prescritta dal medico pneumologo.

La psicologa Angela Viggiani su Linkedin ricorda come  le apnee sembrano “elevare significativamente il rischio di disturbi cognitivi tra gli adulti (Xu et al.,2019; Lutsey et al.,2018). In particolare, le apnee notturne sono correlate a prestazioni peggiori in più domini cognitivi tra cui l’attenzione, le funzioni esecutive, le abilità visuo-spaziali/costruttive e ad una riduzione della velocità psicomotoria (Wallace et al.,2013). Diversi lavori di ricerca hanno suggerito che i pazienti con OSAS presentano anche deficit di memoria a breve termine e memoria di lavoro (Kloepfer et al., 2009). Lo stress ossidativo, dovuto alla ripetuta ostruzione delle vie aeree e all’ipossia notturna cronica intermittente, potrebbe innescare la risposta infiammatoria nelle aree cerebrali più sensibili come la corteccia cerebrale e l’ippocampo. Le evidenze di atrofia nella regione frontotemporale, (Spira et al., 2016) l’ampliamento del sistema ventricolare (Loh et al., 2014) e degenerazione dell’ippocampo (Tononi et al., 2014) e del cingolato (Irwin et al.,2019) potrebbero essere dovute agli effetti a lungo termine dell’ipossia cerebrale e dell’ipometabolismo. Questi cambiamenti potrebbero portare all’apoptosi e alla necrosi delle cellule nervose e quindi a contribuire alle alterazioni neuropsicologiche sopra descritte(Ferini-Strambi et al., 2017; Zhou et al., 2016). Oltre a rappresentare un fattore di rischio per ictus, ipertensione, malattie cardiovascolari, iperlipidemia, fibrillazione atriale e diabete mellito di tipo 2, le apnee notturne promuovono frammentazione del sonno, ipossiemia intermittente e significativo stress ossidativo (Pan, 2014 ), meccanismi che possono aumentare il rischio di demenza (Benedict et al., 2015).  I disturbi del sonno sono molto comuni nelle demenze e si stima che il 40% dei pazienti con morbo di Alzheimer  presentano tali disturbi (Chen et al., 2012)”

Lo scrivente ha collaborato ad una ricerca presso la Pneumologia di Bassano del Grappa (Calabro Stefano, Dal Farra Fabrizio, Zerilli Mario, Conte Pandolfo Annalia 2006 Ricerca Sanitaria) che evidenziò una qualità della vita peggiore per i soggetti sofferenti di Osas e performance cognitive che dopo la cura di 6 mesi con CPAP  (costituita da un piccolo ventilatore che immette nelle via aeree un flusso costante di aria pressurizzata  ed impedisce alle soffici pareti della gola  – palato, faringe, lingua, epiglottide – di collassare durante il sonno)  cambiavano vistosamente in meglio (in maniera statisticamente significativa).

Un questionario di 36 domande valutava la qualità di vita percepita, prima e dopo:

e diversi test neuropsicologici hanno riscontrato miglioramenti (ricerche più complesse hanno già confermato la significatività statistica di questi miglioramenti).

Cosa fare quindi se si ha il dubbio si soffrire di apnee notturne? Rivolgersi subito al proprio medico di medicina generale e valutare la visita con  un medico pneumologo.

Se inoltre pensi che già danni cognitivi siano presenti (molti pazienti con declino cognitivo sono affetti da OSAS,  come hai visto sopra circa il 40%),  chiedi un approfondimento con i test. In un ora (in presenza a Vicenza, Cassola o Thiene, oppure on line) hai un referto ed una valutazione scritta. Basta cliccare qui per i nostri contatti mail o telefonici.   Nel caso di presenza di problemi avrai consigli utili per gli approfondimenti e le cure come percorsi di stimolazione cognitiva.

 

 

 

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