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l’efficacia del BIO e NEUROFEEDBACK nella cura della DEPRESSIONE

 

In questo post vengono presentati i risultati di una meta analisi (ovvero di uno studio statistico che prende in esame molte ricerche) e valuta quindi l’impatto di una cura. L’articolo in questione, intitolato “Efficacy of bio- and neurofeedback for depression: a meta-analysis” è recente (2021)  ed in riassunto ci riferisce come il gruppo dei pazienti affetti da un disturbo depressivo maggiore (ovvero una situazione depressiva seria, vedi in fondo al post una check list) curati con bio e neurofeedback  migliora rispetto al gruppo di controllo. Altre pubblicazioni supportano questo dato  (12  ,  3  , 4, 5).

I trattamenti neurofeedback e biofeedback per la depressione migliorano la capacità di rilassarsi (v. onde SMR con NFB e rilassamento  HRV biofeedback), diminuiscono il rimuginio (onde Beta alte) che caratterizza il malessere con il continuo arrovellarsi, migliorano la capacità di pensiero positivo (asimmetria frontale dx versus sx).  In pratica si allena il proprio cervello ed il proprio corpo a raggiungere stati mentali e fisici più consoni, meno preoccupati. Poi sarà come imparare ad andare in bicicletta: il proprio corpo ricorda come fare, a distanza di mesi ed anni,  senza dover rileggere il manuale di istruzione.

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Quanto è efficace una cura neurofeedback per la depressione?  E’ efficace in  misura significativa,  fatto indicato da un indice  chiamato effect size (Hedgea’g p. 1,05). Cosa significa?  Senza addentrarci in spiegazioni statistiche complicate, diremo che questo effetto può essere basso, modesto o grande secondo la tabella che indichiamo. In questo caso abbiamo un effetto grande, significativo dal punto di vista clinico. Ovvero i miglioramenti sono sensibili e visibili al clinico ed al soggetto.

effect size

 

Non vi è niente di magico e questa figura mostra le differenze tra il gruppo di controllo ed il gruppo trattato. In particolare possiamo commentare, grazie ad un software,  come  su circa 5 persone curate (“number needed to treat”), 2 avranno benefici mentre 3 se non altro non avranno effetti collaterali indesiderati. Il bio e neurofeedback non presenta effetti indesiderati collaterali e dopo circa 8 sedute si è in grado di comprendere (e lo comprende il paziente stesso!) se vi è un miglioramento o meno e se continuare il trattamento ha senso !

effect size 1

Ma come confrontiamo questi dati con i dati sui farmaci antidepressivi ?  Queste righe ovviamente non costituiscono un parere medico ma illustrano alcuni articoli reperibili nella letteratura. E’ sempre bene parlare con il proprio medico e psichiatra in relazione a cali di umore e non sospendere o variare l’uso del farmaco prescritto  senza la indicazione medica. I dati modesti di efficacia che saranno descritti,  possono anche dipendere da una cattiva compliance, sempre più comuni in questi tempi, in cui si pensa che google sia una fonte utile di informazioni e si adottano strategie suggerite dalle più svariati fonti superficiali.  Il parere dello scrivente è che per affrontare una depressione bisogna innanzi tutto riferirsi alla medicina, al proprio medico curante o specialista (tante possono essere le cause di una depressione) e solo dopo valutare una psicoterapia o un trattamento bio o neurofeedback.

E’ vero comunque che i farmaci coinvolgono immensi interessi economici e parlare o discutere è politicamente  lecito.  Del resto in Inghilterra una terapia psicologica in caso di depressione ed ansia, malesseri resistenti ai farmaci,  è offerta dal Servizio Sanitario pubblico ed i dati indicano come spesso vi sia una sostituzione degli antidepressivi con una terapia psicologica !

Vediamo quindi  i dati di efficacia  sui farmaci antidepressivi per paragonarli alle cure “non farmacologiche“.   Il valore dell’effetto (vedi pubblicazione su National Library Medicine) relativo alla efficacia  è circa 0,3 ovvero “basso“.  Anche per i bambini i dati di efficacia sono così modesti. Il grafico sotto ci dice che cosa significa dal punto di vista statistico: dovremmo trattare 10 pazienti (“number needed to treat”) per averne uno che ne beneficia.

Inoltre uno studio recente ha evidenziato come a “lungo termine” i benefici relativi alla qualità di vita non si vedono  tanto che il NEW YORK TIMES  si è interrogato a Maggio ’22 se gli antidepressivi funzionino.

antidepressivi non lavorano

 

Due autori svizzeri ed austriaci concludono in “Frontiers in Psychiatry” come: “Contrariamente all’interpretazione prevalente, sosteniamo che gli antidepressivi non funzionano nella maggior parte dei pazienti, dato che solo 1 persona su 9 ne trae beneficio, mentre le restanti 8 sono inutilmente messe a rischio di effetti avversi del farmaco. Per essere chiari, gli antidepressivi possono avere forti effetti mentali e fisici in alcuni pazienti che possono essere considerati utili per qualche tempo, ma non ci sono prove che i farmaci possano curare la depressione. Insonnia, affaticamento, perdita di appetito, agitazione psicomotoria e atti suicidi sono sintomi depressivi riconosciuti, ma gli antidepressivi di nuova generazione possono causare proprio questi sintomi. Questo non è ciò che ci aspetteremmo da farmaci che trattano efficacemente la depressione. Inoltre, prove emergenti da studi farmac oepidemiologici a lungo termine ben controllati suggeriscono che gli antidepressivi possono aumentare questo rischio di condizioni mediche gravi, tra cui demenza, ictus, obesità (58) e tutte le cause di mortalità. Gli antidepressivi possono avere benefici a breve termine clinicamente significativi in ​​una piccola minoranza di pazienti, ma l’evidenza meta-analitica più recente non indica che funzionino nella maggior parte dei pazienti. È quindi necessaria un’attenta rivalutazione dei rischi e dei benefici prima di poter mettere a tacere la controversia sull’utilità degli antidepressivi”.

Inoltre è interessante notare l’effetto placebo.  Quando prendiamo un farmaco vi sono dei meccanismi non relativi alle proprietà del farmaco che ci fanno stare meglio. Inoltre abbiamo dentro di noi risorse (e se fortunati un parente, un coniuge, un amico)  che si attivano per superare momenti tristi.

L’immagine qui sotto cosa ci dice? Gli autori cosa riferiscono?

Senza antidepressivi: circa 20-40 persone su 100 che hanno assunto un placebo hanno notato un miglioramento dei sintomi entro sei-otto settimane.

Con antidepressivi: circa 40-60 persone su 100 che hanno assunto un antidepressivo hanno notato un miglioramento dei loro sintomi entro sei-otto settimane.

Il dato potrebbe sorprendere ma proprio oggi, MEDSCAPE NEUROLOGY  riporta come è stato approvato dall’ente regolatore dei farmaci USA un NUOVO farmaco per la depressione e sentite cosa dicono dei vecchi farmaci:

“La Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha approvato il primo antagonista del recettore N-metil D-aspartato (NMDA) orale per il trattamento del disturbo depressivo maggiore (MDD) negli adulti, ha annunciato il suo produttore. Auvelity (Axsome Therapeutics) è una compressa orale brevettata a rilascio prolungato contenente destrometorfano (45 mg) e bupropione (105 mg). È il “primo e unico medicinale orale ad azione rapida approvato per il trattamento della MDD con etichettatura di efficacia antidepressiva statisticamente significativa rispetto al placebo a partire da una settimana”, ha affermato la società in un comunicato stampa. “L’approvazione di Auvelity rappresenta una pietra miliare nel trattamento della depressione sulla base del suo nuovo meccanismo antagonista orale dell’NMDA, della sua rapida efficacia antidepressiva dimostrata in studi controllati e di un profilo di sicurezza relativamente favorevole”, Maurizio Fava, MD, psichiatra capo, Massachusetts General Hospital, Boston, aggiunto nel comunicato.  “Pietra miliare” nel trattamento della depressione?
Fava ha osservato che quasi due terzi dei pazienti trattati con gli antidepressivi attualmente disponibili non rispondono adeguatamente e quelli che lo fanno potrebbero non ottenere risposte clinicamente significative per un massimo di 6-8 settimane.

 

The US Food and Drug Administration (FDA) has approved the first oral N-methyl D-aspartate (NMDA) receptor antagonist for the treatment of major depressive disorder (MDD) in adults, its manufacturer has announced.  Auvelity (Axsome Therapeutics) is a proprietary extended-release oral tablet containing dextromethorphan (45 mg) and bupropion (105 mg). It is the “first and only rapid-acting oral medicine approved for the treatment of MDD with labeling of statistically significant antidepressant efficacy compared to placebo starting at one week,” the company said in a news release. “The approval of Auvelity represents a milestone in depression treatment based on its novel oral NMDA antagonist mechanism, its rapid antidepressant efficacy demonstrated in controlled trials, and a relatively favorable safety profile,” Maurizio Fava, MD, psychiatrist-in-chief, Massachusetts General Hospital, Boston, added in the release.  “Milestone” in Depression Treatment?  Fava noted that nearly two thirds of patients treated with currently available antidepressants fail to respond adequately, and those who do may not achieve clinically meaningful responses for up to 6-8 weeks.

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Affinché si possa parlare di disturbo depressivo maggiore si devono presentare  5 o più  dei sintomi sottoelencati devono presentarsi durante un periodo di 2 settimane e rappresentare un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento.

  • L’umore depresso per la maggior parte della giornata e quasi tutti i giorni
  • marcata diminuzione di interesse o piacere per quasi tutte le attività svolte
  • Perdita di peso non dovuta a dieta o un aumento di peso, oppure la diminuzione o l’aumento del senso di fame
  • Disturbi del sonno, insonnia o ipersonnia, protratti e continuativi
  • Agitazione o rallentamento psicomotori
  • Faticabilità e mancanza di energia
  • Sentimenti di svalutazione o di colpa eccessivi o ingiustificati
  • Ridotta capacità di pensare o concentrarsi su ogni attività e estrema indecisione in attività lavorative e extra – lavorative
  • Pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrente pensieri suicidari o autolesivi.

 

Se sei in questa situazione, parlane subito con il tuo medico di base che ti consiglierà quanto opportuno (analisi, approfondimenti diagnostici etc.) ed  uno specialista. Nel nostro centro un trattamento di bio-feedback o neurofeedback  può godere della visita di un medico psichiatra se non già presente.

 

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