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gli effetti psicologici della quarantena: i “rimedi” utili

quarantena

L’impatto  psicologico della quarantena. Come ridurlo?

Il dilagare del Coronovirus sta costringendo persone di tutto il mondo alla quarantena, ossia un isolamento necessario scongiurare la possibilità di contagio. Il termine è stato usato per la prima volta a Venezia nel 1127, a causa della diffusione della lebbra. Di recente è stato utilizzato in Cina e Canada con la diffusione della SARS (2003), e in Africa con la diffusione dell’ebola (2014).  Diversi studi dimostrano che la quarantena ha degli effetti psicologici negativi. Infatti, si tratta di una condizione che, comportando una separazione dalle persone amate, l’incertezza sulla condizione di malattia e il sopraggiungere della noia, risulta particolarmente difficile da sostenere tanto che sono stati riportati casi di autolesionismo. Talvolta queste manifestazioni possono sfociare in un vero e proprio Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD). Questa possibilità aumenta con quarantene di durata superiore ai 10 giorni.

Gli studi nel loro insieme riportano disturbi emozionali, depressione, stress, insonnia, irritabilità, rabbia, sintomi PTSD.

Uno studio su uno staff ospedaliero entrato in contatto con la SARS, mostra come dopo un periodo di quarantena di nove giorni, lo staff presentava i sintomi di un disturbo da stress acuto. I soggetti riferivano di sentirsi esausti, distaccati dagli altri, indecisi. Inoltre, avevano avuto problemi di insonnia, mostravano riluttanza a lavorare e si osservava un calo nella performance lavorativa. I sintomi risultati prevalenti sono l’abbassamento del tono dell’umore (73% dei casi considerati), e l’irritabilità (53% dei casi dei casi considerati). Gli operatori sanitari che sono stati in quarantena, sembrerebbero avere sintomi più evidenti rispetto alla popolazione generale. Anche dopo la fine della quarantena, permangono dei comportamenti di evitamento per alcuni mesi (le persone evitano i posti affollati e prendono le distanze da chi starnutisce o tossisce).

Molti mostrano timore per la propria salute e per la possibilità di avere contagiato i propri familiari, ed interpretano ogni sintomo come espressione dell’infezione.  I cambiamenti nella routine (fare la spesa, andare dal medico, ecc…) e la riduzione dei contatti sociali è causa di noia, frustrazione e di una sensazione di isolamento dal mondo. I partecipanti hanno lamentarono una scarsa informazione da parte dell’amministrazione, con scarsa chiarezza sulle linee guida cui attenersi e sugli scopi della quarantena. In particolare, la mancanza di chiarezza da parte del governo sui livelli di rischio pandemico, ha portato le persone a temere per il peggio. Dovendo interrompere l’attività lavorativa, la quarantena provoca un perdita economica che suscita nelle persone ansia e rabbia che permangono dopo la quarantena. Uno dei temi più importanti in letteratura relativamente alla quarantena è lo stigma, che perdura anche dopo la quarantena e addirittura dopo il contenimento dell’epidemia. Soggetti che sono stati in quarantena riportano di essere stati trattati in maniera diversa dagli altri, con maggiore diffidenza, paura, sospetto, e di essere stati esclusi ritiro dagli inviti sociali. I parenti di operatori sanitari senegalesi, entrati in quarantena a causa dell’Ebola, hanno iniziato a giudicare il lavoro pericoloso creando tensioni familiari. Per tale motivo alcuni operatori hanno avuto difficoltà a riprendere il lavoro a causa del timore di contagio dei familiari.

strade vuote
strade vuote

Cosa fare per mitigare gli effetti della quarantena?

Le persone che soffrono di psicopatologie e gli operatori sanitari, sono più vulnerabili allo stress della quarantena e necessitano di un supporto maggiore.

Per ridurre l’impatto della quarantena ,la durata dell’isolamento deve essere commisurata al periodo di incubazione del virus, senza adottare misure eccessive, devono essere fornite più informazioni possibili sui rischi dell’infezione e sul valore della quarantena nel limitarli e bisogna essere sicuri che le famiglie abbiano i rifornimenti necessari per far fronte al periodo.
La noia e l’isolamento causeranno angoscia; le persone in quarantena dovrebbero essere informate su cosa possono fare per evitare la noia e ricevere consigli pratici sulle tecniche di gestione dello stress. Potrebbe essere utile disporre di una linea di supporto telefonico o di un servizio online creati appositamente per coloro che sono in quarantena. Infatti, potere comunicare con personale sanitario in grado di fornire istruzioni su cosa fare in caso di sviluppo di sintomi di malattia, aiuterebbe a rassicurare le persone in isolamento. I benefici di una tale risorsa non sono stati studiati, ma è probabile che la rassicurazione possa successivamente diminuire sentimenti come paura, preoccupazione e rabbia. Possono inoltre essere utili gruppi di supporto specifici. Uno studio ha scoperto che avere un tale gruppo e sentirsi in contatto con altri che hanno attraversato la stessa situazione potrebbe essere un’esperienza di convalida, in grado di fornire alle persone un sostegno che potrebbero non ricevere altrimenti. Anche la possibilità di comunicare con la propria famiglia e gli amici è essenziale. Pertanto, fornire telefoni cellulari, cavi e prese per la ricarica di dispositivi e robuste reti WiFi per consentire loro di comunicare con i propri cari, potrebbe ridurre i sentimenti di isolamento, stress e panico.

Altruismo è una buona medicina. Forse a causa delle difficoltà nel progettare uno studio adeguato, nessuna ricerca ha verificato l’effetto differenziale sul benessere di una quarantena volontaria o imposta. Generalmente, la sensazione che gli altri trarranno beneficio dalla propria situazione, può rendere le situazioni stressanti più sopportabili. Ciò potrebbe essere vero anche per la quarantena. Sottolineare che con il nostro isolamento stiamo aiutando a proteggere altre persone, soprattutto quelle particolarmente vulnerabili (molto giovani, anziani o con condizioni mediche gravi preesistenti) e che le autorità sanitarie apprezzano il nostro sforzo, può aiutare a ridurre l’effetto negativo della quarantena sulla nostra salute mentale.  Privare le persone della loro libertà per il bene pubblico, richiede molta cura e dovrebbe essere adottata ogni misura possibile per rendere questa esperienza più semplice da tollerare. Ciò può essere ottenuto: informando le persone di cosa sta succedendo e perché, garantendo la disponibilità di beni di prima necessità (come cibo, acqua e forniture mediche) e rafforzando il senso dell’altruismo che le persone dovrebbero provare.

L’articolo originale è  pubblicato da The Lancet   VOLUME 395, ISSUE 10227, P912-920, MARCH 14, 2020  The psychological impact of quarantine and how to reduce it: rapid review of the evidence  Samantha K Brooks, PhD   Rebecca K Webster, PhD Louise E Smith, PhD Lisa Woodland, MSc  etc.   Published:February 26, 2020

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