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Nebbia Covid: cosa è e cosa fare?

Sempre più spesso persone in età adulta o anziane segnalano un  peggioramento cognitivo dopo aver superato un Covid. Queste persone segnalano di fare errori di concentrazione,  memoria ed attenzione. Pensano di esser come coinvolti in una nebbia  (“brain fog”)!  Questa nebbia è una delle caratteristiche a volte presenti del Long Covid !  Gli esami neuropsicologici (test che misurano le capacità cognitive di memoria, attenzione, concentrazione ed altre funzioni confrontandole con le prestazioni di un gruppo di controllo sano di pari età e scolarità) riferiscono realmente dei décalage o deficit. Non si tratta quindi di fantasie o di false preoccupazioni, ma di realtà! Molti dei pazienti che visitiamo a Vicenza o Bassano del Grappa, ci riportano questo dato!

Ma cosa ci dice la scienza. Riportiamo un articolo divulgativo del Corriere della Sera  (potrà vederlo solo chi è abbonato al quotidiano, cosa che si consiglia, costa poco ed offre informazioni di qualità) ma è riassumibile qui di seguito. L’articolo commenta uno studio inglese su Nature che parla delle osservazioni fatte sui cambiamenti  cerebrali in 401 partecipanti di età compresa tra 51 e 81 anni risultati positivi all’infezione da SARS-CoV-2 tra le due scansioni cerebrali di risonanza magnetica. Rispetto ad un campione di controllo i soggetti che avevano passato il Covid presentavano:

  • una maggiore riduzione dello spessore della materia grigia e del contrasto tissutale nella corteccia orbito frontale e nel giro para-ippocampale;
  • maggiori cambiamenti nei marcatori di danno tissutale nelle regioni funzionalmente connesse alla corteccia olfattiva primaria;
  • una maggiore riduzione delle dimensioni cerebrali globali nei casi di SARS-CoV-2.

I partecipanti infettati con SARS-CoV-2 hanno anche mostrato in media un maggiore declino cognitivo. È importante notare che questi effetti longitudinali di imaging e cognitivi sono stati osservati anche dopo aver escluso i 15 pazienti che erano stati ricoverati in ospedale. Questi risultati di imaging del cervello, principalmente limbico, potrebbero essere i segni distintivi in vivo di una diffusione degenerativa della malattia attraverso le vie olfattive, di eventi neuroinfiammatori o della perdita di input sensoriali dovuta all’anosmia. Se questo effetto deleterio possa essere parzialmente invertito o se questi effetti persistano a lungo termine, resta ancora da indagare con un ulteriore follow-up.

Il Corriere ci informa su  quanto dura il problema e come si cura? Serve tempo per poter avere indicazioni e ancora non è dato sapere se il danno si risolverà da solo o darà alle persone una maggiore vulnerabilità. Una ricerca appena pubblicata sull’European Journal of Neurology dai ricercatori  dell’Università degli Studi di Milano, dell’ASST Santi Paolo e Carlo e dell’Istituto Auxologico Italiano indica per esempio che, dopo un anno, la nebbia mentale da Covid si dirada ma non sparisce. Lo studio è stato condotto su un gruppo di 76 pazienti ricoverati presso l’ASST Santi Paolo e Carlo e sottoposti a diverse terapie con ossigeno in base alla gravità: il 63% dei malati ha manifestato un deficit cognitivo 5 mesi dopo le dimissioni ospedaliere e il disturbo persisteva anche dopo 12 mesi nel 50% degli interessati.

Anche in presenza di una COVID lieve possono verificarsi cali di memoria e di attenzione meno evidenti.  Un recente studio pubblicato da un gruppo di ricercatori tedeschi suggerisce che anche le persone che non notano segni di deterioramento cognitivo possono avere problemi con la memoria e l’attenzione dopo essere guarite da un caso lieve di COVID-19. Qua riportiamo i test neuropsicologici usati ed i risultati!

Gli autori descrivono come, nei mesi successivi alla malattia acuta da Covid, molti soggetti soffrano di affaticamento, scarsa motivazione, umore disturbato, sonno insufficiente e sintomi cognitivi, colloquialmente definiti “nebbia cerebrale”. Ma che dire dei soggetti che hanno avuto una COVID-19 da asintomatica a moderata e che non hanno riferito alcuna preoccupazione dopo la guarigione dalla COVID-19? Dopo aver  esaminato un’ampia gamma di funzioni cognitive critiche per la vita quotidiana (tra cui attenzione sostenuta, memoria, controllo motorio, pianificazione, ragionamento semantico, rotazione mentale e attenzione spazio-visiva) in persone che avevano sofferto in precedenza di COVID-19, ma che non erano significativamente diverse da un gruppo di controllo per quanto riguarda l’affaticamento, la dimenticanza, le anomalie del sonno, la motivazione, la depressione, l’ansia e il profilo di personalità. È rassicurante notare che i sopravvissuti alla COVID-19 hanno ottenuto buoni risultati nella maggior parte delle abilità testate, tra cui la memoria di lavoro, la funzione esecutiva, la pianificazione e la rotazione mentale. Tuttavia, hanno mostrato una memoria episodica significativamente peggiore (fino a 6 mesi dopo l’infezione) e un maggiore declino della vigilanza con il tempo trascorso sul compito (fino a 9 mesi). È importante notare che nel campione qui esaminato dai ricercatori tedeschi, questi cambiamenti non erano significativamente diversi dalla norma dopo 6-9 mesi, dimostrando l’evidenza di un recupero nel tempo.

Altri lavori ci segnalano effetti simili. Ad esempio pare che i cervelli di una parte dei soggetti infettati da (grave) covid  invecchino di più!  Maria Mavrikaki, neurobiologa del Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, in Massachusetts, ha iniziato la  ricerca, che descrive il declino cognitivo in seguito all’infezione grave da COVID-19. Ha deciso di effettuare un follow-up  per vedere se fosse possibile individuare cambiamenti nel cervello che potessero indurre effetti del genere. Lei e i suoi colleghi hanno studiato campioni prelevati dalla corteccia frontale – una regione del cervello strettamente legata alla cognizione – di 21 persone che avevano una forma grave di COVID-19 al momento del decesso e di una persona con un’infezione asintomatica da SARS-CoV-2 al momento della morte. Il gruppo ha confrontato questi campioni con quelli di 22 persone senza una storia nota di infezione da SARS-CoV-2. Un altro gruppo di controllo includeva nove persone che non avevano una storia nota di infezione, ma che avevano trascorso del tempo con un ventilatore o in un’unità di terapia intensiva, interventi che possono causare gravi effetti collaterali. Il team ha scoperto che i geni associati all’infiammazione e allo stress erano più attivi nel cervello delle persone che avevano avuto una grave infezione da COVID-19 rispetto al cervello delle persone del gruppo di controllo. Al contrario, i geni legati alla cognizione e alla formazione delle connessioni tra le cellule cerebrali erano meno attivi. In riassunto il cervello delle persone affette da COVID-19 grave presenta schemi di espressione genica simili a quelli riscontrati nelle persone anziane.

Corteccia cerebrale di un cervello umano (colorata artificialmente). Il cervello delle persone affette da COVID-19 grave presenta schemi di espressione genica simili a quelli riscontrati nelle persone anziane.

Ci vorrà tempo per determinare se i cambiamenti osservati nello studio sono transitori o se sono destinati a rimanere, afferma Bugiani. “La durata della pandemia è stata abbastanza lunga da vedere queste cose, ma non abbastanza da stabilire se sono permanenti”, conclude Bugiani. “Non sappiamo ancora quali saranno le loro reali conseguenze.”

Ma cosa fare se si pensa di avere una NEBBIA da Long Covid?

 

Appaiono importanti tutti i suggerimenti che si forniscono alle persone che presentano lievi danni cognitivi (anche definiti Mild Cognitive Impairment) ed ovvero:

  1. esser monitorati e seguiti almeno dal Medico Di Medicina Generale per controllare nel tempo tutti i fattori di rischio;
  2. effettuare una valutazione neuropsicologica per capire l’effettiva presenza di fragilità  e deficit cognitivi;
  3. impegnarsi in uno stile di vita che preveda movimento, sana alimentazione ed esercizi cognitivi. Il neuropsicologo potrà suggerirti una serie di attività, a seconda delle fragilità rilevate, che possono aiutare ad un ristoro, mitigazione fino al recupero nel tempo.

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