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psicoterapia dell’ansia con biofeedback

L’ansia ed il panico fanno  paura ma ci sono rimedi.  In questo post riportiamo riferimenti a due articoli comparsi su due giornali nazionali (Il Corriere e La Repubblica) e  commentiamo un video di una  seduta di psicoterapia  con il biofeedback.  Nel nostro centro a Vicenza (e a Cassola) siamo in grado di attivare percorsi integrati e personalizzati per affrontare il disagio legato agli attacchi di panico e ad altri sintomi ansiosi.

Repubblica pochi giorni addietro ha pubblicato un report sulle vite di persone che soffrono di ansia. Ecco un piccolo stralcio” Sono quasi le sei del pomeriggio e bisogna ancora fare la spesa. Ma Francesco non ce la fa proprio a uscire da casa. Sono solo pochi passi  per arrivare al negozio del fornaio per un poco di pane, ma quella che per la maggioranza delle persone è una passeggiata per lui diventa un’impresa impossibile. Al solo pensiero gli viene la tachicardia e inizia a sudare. Chiederà ancora una volta a sua madre o a suo fratello di andare al posto suo.”

” Marta lavora in azienda da anni, ma evita sempre di fare la pausa pranzo o prendere il caffè con i colleghi. Non ce la fa proprio a sostenere una conversazione e per questo ha scelto un lavoro che le permette di stare da sola. Per questo il Covid e lo smartworking sono state occasioni per starsene isolata e tranquilla, senza il problema degli altri.”

Raffaello ha il terrore di andare a mangiare un panino con un compagno di scuola e andare a studiare con lui. Si giustifica, spiegando di avere la febbre. Sta male. I genitori non lo capiscono.  Storie di ordinaria ansia che rende tutto molto più complicato e, a volte, si complica a tal punto da rendere impossibile studiare o svolgere una professione”.

In tutti i paesi del mondo, ricchi e poveri,  l’ansia si posiziona al sesto posto tra i disturbi con maggior impatto in termini di disabilità.  Tra le situazioni più complicate ci sono quelle delle persone che soffrono di ansia sociale, che con Covid si sono isolate ancora di più.  Il Covid ha peggiorato la sintomatologia ansiosa e ne ha sviluppato di nuova. Per il professor Claudio Mencacci, direttore Neuroscienze Salute Mentale Asst FBF-Sacco di Milano e co- presidente della Società italiana di Neuropsicofarmacologia, “l’ansia sociale è stata facilitata durante il Covid, perché i pazienti potevano stare isolati senza doversi giustificare“.

Ma qual è la differenza fra la paura del Covid, che ci ha spinti ad allontanarci dagli altri per il timore di essere infettati, e l’ansia sociale? L’ansia sociale è caratterizzata tra tre condizioni: vergogna, imbarazzo e pudore. Una situazione che si potrebbe confondere con la timidezza patologica.

Si tratta di due cose diverse – ricorda il clinico – nel timido la vergogna si concentra nel campo degli affetti, la persona non vuole svelare i propri sentimenti. Nell’ansia sociale invece la vergogna riguarda il corpo nelle sue versioni sociali. L’individuo ha paura di essere goffo e inadeguato. E’ ansioso perché teme di far vedere mimiche e gestualità. Si fa sempre domande come, ad esempio: ‘Cosa pensano di me?’. Ha ansia da prestazione anche quando ha capacità e preparazione”. Raffaello il ragazzo di cui parlavamo prima, stava male e con tanta fatica continuava a dare gli esami all’università. Anche l’idea di un lavoro in azienda con il padre lo terrorizzava. Ma i genitori, convinti di avergli dato tutti gli strumenti per affrontare il mondo, non comprendono la sua sofferenza e il suo senso di impotenza e insistono affinché si metta in gioco, peggiorandone il senso di frustrazione e solitudine. Il timore per le persone come lui è quello di uscire allo scoperto e risultare impacciato e goffo. Il timore del giudizio altrui è tale che diventa quasi impossibile vivere la vita quotidiana. C’è chi non riesce a firmare un assegno, chi si vergogna di chiedere se c’è il telefono al bar  o di andare in bagno al ristorante. I sintomi del disagio sono improvvise vampate di calore, rush cutaneo e sudorazione eccessiva. “La paura che si veda il rossore in viso – spiega ancora Mencacci – fa emergere il timore del giudizio dell’interlocutore. A volte in queste patologie c’è familiarità. In genere sono persone sono poco competitive, che faticano a dire ‘No’ e a distinguersi”. A volte sono persone che possono aver difficoltà a contrastare gli altri e diventano vieppiù passive, dipendenti.  Gli ansiosi sociali sono più a rischio depressione e dipendenze da alcol, nicotina, farmaci o droghe.

Ma quali sono le terapie per contrastare l’ansia? “Risulta efficace la psicoterapia cognitivo comportamentale e, se necessario, anche i farmaci come gli antidepressivi o i betabloccanti.  Il  Corriere della Sera Salute affronta il tema del panico  che può comparire all’improvviso senza che vi sia nessun pericolo reale né immediato né futuro, ed è caratterizzato da sintomi di tipo fisico che possono anche prevalere su quelli di tipo psichico: in pochi secondi, la respirazione e il battito cardiaco accelerano, si respira a fatica, si sente una sensazione di pressione sul petto, possono comparire sudorazione, sensazione di svenimento, sensazione di distacco dall’ambiente circostante e disorientamento, vista annebbiata, sensazione di star perdendo il controllo di sé. È un fenomeno che solitamente tende a ripetersi, spesso stimolato dal ritrovarsi nella stessa situazione che aveva scatenato gli attacchi precedenti. E’ utile e necessario affrontare queste difficoltà con esperti  e non rinchiudersi  alimentando un circolo vizioso isolandosi sempre di più. La Società Italiana di Psico Neuro Endocrino Immunologia consiglia nel manuale Psiconeuroendocrinoimmunologia e scienza della cura integrata ” la psicoterapia e riferisce come efficaci sia le terapie psicofarmacologiche con i farmaci  antidepressivi, sia  un’attività fisica regolare.  Inoltre viene consigliata particolare attenzione alla scelta del cibo da mettere in tavola, ad es.  evitare il glutammato  (pag. 460) ed in particolare quello contenuto nei formaggi stagionati, insaccati, cioccolato, carne di maiale.

Nel nostro centro possiamo abbinare alla psicoterapia un training psicofisiologico che aiuta a controllare i sintomi correlati ai disturbi d’ansia. Con il biofeedback si può imparare a conoscere e modulare la propria reattività. Nel video che osservate  si osserva il valore della conduttanza cutanea (misurata sulle dita di una mano) che è conseguenza della (micro)sudorazione: più siamo agitati ed in allarme più il nostro  sistema simpatico è eccitato. Il nostro sistema simpatico  (che ha varie funzioni legate alla reazione di attacco o fuga) è sensibile agli stimoli cognitivi ed emotivi come i pensieri stressanti. Nel  video (che puoi vedere cliccando qui) vediamo come il pensiero legato agli episodi (dolorosissimi)  di bullizzazione di un giovane, scateni una prima reazione di allarme e di come il  biofeedback aiuti a controllare questa reazione di allarme e  ad esser più padrone di sé.  Con pazienza e perseveranza  si guadagna autonomia e stima di se stessi.

Per info su appuntamenti, contattaci 

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